Non solo energia. Non solo gas. Non solo petrolio. Un’altro importante effetto dell’invasione Russa in Ucraina è l’aumento sui mercati mondiali del prezzo del grano e di conseguenza dei prodotti derivati.
Russia e Ucraina sono tra i maggiori produttori di grano, con l’Ucraina terzo esportatore mondiale e la Russia al primo posto. Le due nazioni, garantiscono circa un terzo del totale a livello mondiale.
L’Italia non è messa bene. Anche qui. Infatti dai dati import / export si evince che il nostro paese importa poco più del 60% del fabbisogno del grano per uso alimentare (pane, pasta, biscotti, …) e circa il 50% del mais come base per la zootecnia.
Si capisce bene come i prodotti primari, subiscono un doppio aumento. Quello delle materie prime (grano e mais) e quello dell’energia che serve per la produzione. Insomma. Siamo di fronte ad una tempesta perfetta.
Così come nel comparto energetico, anche qui bisognerebbe fare seriamente il mea culpa. Abbiamo abbandonato centinaia e centinaia di ettari per la produzione di grano, per accaparrarci un prodotto più economico ma che ci ha di fatto resi pesantemente dipendenti da altri paesi.
È forse giunta l’ora di cominciare a stilare un piano nazionale sia per l’approvvigionamento energetico e sia per quello alimentare. Cominciando a coltivare nuovamente terre abbandonate e cercando di aiutare il sistema agricolo che certamente non può competere con paesi produttori di grano, di fertilizzanti e con un costo dell’energia minore rispetto a quella che i nostri produttori devono sobbarcarsi.
Vincenzo Sammartano
