
“Sciara-Prima c’agghiorna”, andato in scena al “Teatro E. Sollima” di Marsala, ovvero la storia di Francesca Serio, madre coraggio, socialista, che ha combattuto con tutte le sue forze per far arrestare e condannare i responsabili della morte del figlio Salvatore “Turiddro” Carnevale. Scritto e interpretato da Luana Rondinelli, con le musiche de I Musicanti di Gregorio Caimi, la regia di Giovanni Carta, in un adattamento dal romanzo “Francesca Serio. La madre” di Franco Blandi.
Una porta in legno a due ante con le tapparelle abbassate e due sedie in legno al centro inizia così la storia di una donna chiamata semplicemente Franca, che dopo essere rimasta incinta e aver deciso coraggiusamente di chiudere una storia d’amore che non sarebbe andata avanti se non per inerzia o per il buon costume del tempo, decide di crescere da sola quel figlio che portava in grembo. Era la Sicilia degli anni ‘20 e una donna senza marito, con un figlio da crescere, veniva etichettata come una poco di buono. Franca invece se ne frega delle voci di paese, di quello che pensa la gente. Luana Rondinelli mette a fuoco molto bene le emozioni di una donna Franca, che non rinuncia mai alla propria dignità, mettendo in primo piano il figlio Turiddro, non ascoltando invece il chiacchiericcio o i pettegolezzi di un paese che non la vede sposata e quindi poco di buono. Franca Serio teneva sempre la schiena dritta, piegandola solamente per lavorare e dimostrando ai padroni che essere donna significava avere il potere di decidere con la propria testa e non con le proprie gambe. Franca pensava soltanto al suo Turiddro, voleva farlo diventare un giovanotto istruito in quelle terre aride di Sciara in cui non cresceva nulla: le chitarre, i “lamenti”, hanno riportato l’ascoltatore in epoche e suggestioni lontane, dove i semi della bellezza venivano piantati un ambiente in cui soltanto Dio poteva dare lavoro e futuro.

Avrebbe voluto vederlo germogliare in alto come un carrubbo quel figlio, Franca, con radici forti e solide e quel gembo materno l’avrebbe sempre protetto, fino all’ultimo giorno. Una madre non smette mai di essere madre, non smette mai di proteggere il proprio figlio dal suo grembo e nel momento in cui il ventre si appiattisce e lo consegna alla luce del sole, alla vita, quella madre fa di tutto per trasformare il mondo in quel grembo confortevole che per nove mesi ha conservato la cosa più preziosa che ci possa essere per lei. Musica, parole e un racconto struggente che Luana Rondinelli porta sul palco, accompagnata dalle chitarre di Gregorio Caimi e dalla voce di Debora Messina: sembra che il sole non abbia mai smesso di battere a Sciara. Turiddro, dopo essere tornato dalla guerra, è cresciuto, si è fatto uomo e ha capito che i contadini avevano diritti e doveri da tutelare. Bisognava partire dalle terre, dai lavatori, dall’occupazione di ciò che i padroni avevano preso in modo spegiudicato. Anche Franca diventa socialista, la sua casa diventa socialista e comprende il peso di ciò che dice suo figlio Turiddro. Ma la voce di Turiddro dava fascidio a tanti, troppi e il 16 maggio del ’55, mentre andava alla cava, qualcuno decide di metterlo a tacere per sempre: lo uccidono. Mamma Franca è rimasta nel suo dolore ad aspettarlo, di fronte a quella porta in legno a due ante, chiusa, con la mano poggiata sul ventre stanco e vuoto, chiedendo a gran voce al proprio figlio assente di tornare a casa, di rientrare in quell’amniotico e sicuro grembo che l’avrebbe protetto per sempre. Terminata la performance teatrale con lunghi e fragorosi applausi, è stato presentato il libro/audiolibro, (in siciliano con traduzione in italiano) tratto dallo spettacolo, edito dalla Navarra editore.
