giovedì , 28 Settembre 2023

Sicilia: la vita è come un ponte

“E’ cambiato il vento in Sicilia!”. Questa è una frase che ormai si sente spesso da queste parti. La  ripetono in tanti, continuamente. Ha persino sostituito quella che riguardava le mezze stagioni, ve la ricordate? Si, proprio quella, esatto. Questa volta però è vero, l’emergenza climatica sta presentando il conto e non si tratta più di episodi isolati. Si contano danni per un milione di euro nelle province di Trapani, Agrigento e Palermo, dove acque e fango hanno invaso le strade, negozi, abitazioni a seguito delle forti piogge di questi giorni. E’ accaduto anche a Castelvetrano, Sciacca e Mazara del Vallo, dove l’acqua è entrata dentro l’Ospedale Abele Ajello. Numerosi alberi sono stati sradicati, pali della luce abbattuti e poi un autobus della linea Gallo-Sais che si trovava in sosta in una piazzola lungo la statale 624 è stato travolto dal violento nubifragio, precipitando in una scarpata. C’erano a bordo dieci passeggeri: cinque sono rimasti feriti. Città che si sono trasformati in veri e propri torrenti, danni ancora da quantificare e amministratori che chiedono lo stato di emergenza. Tutto giusto, tutto corretto o forse no? Forse tutto sbagliato in una logica d’insieme che vede cittadini e negozianti a dover fronteggiare da soli l’imprevedibilità della natura.

Ci troviamo di fronte a situazioni in cui le reti di smaltimento dell’acqua, presenti in molte strade siciliane, non reggono la quantità di pioggia. La città di Trapani, il 26 settembre, si è svegliata improvvisamente come Venezia e Via Fardella sembrava il Canal Grande. Qualcuno simpaticamente ha gonfiato anche un gommone, ha preso i remi e ha deciso di navigare le strade. A parte questo piccolo momento di ilarità che è stato condiviso anche sui social, la situazione rimane tragica. La manutenzione delle caditoie e dei tombini, evidentemente, non basta per far defluire l’acqua di tutte le arterie della città e scongiurare un allagamento così importante. Neppure la rete fognaria è in grado di reggere un impatto simile. Il vento è cambiato, ormai è chiaro, lo sanno bene i cittadini che di buon mattino stanno togliendo l’acqua e il fango dalla propria casa, dal proprio negozio e dagli investimenti di una vita intera che sono finiti in frantumi da un momento all’altro. La natura non conosce ostacoli, non guarda in faccia nessuno nel momento in cui si ribella. Non si ferma neppure di fronte al dolore di chi sta perdendo tutto in un nanosecondo.

La pioggia e il fango arrivano e travolgono tutto, indistintamente, schiacciando ogni cosa e portando via ogni forma di stabilità, di vita. Rimane la volontà di ricominciare da parte dei cittadini, rimane il coraggio e la forza ma soprattutto la paura di dover chiudere la porta di casa in faccia ad un ospite indesiderato che, comunque, potrebbe tornare ancora, prepotentemente, nel momento in cui il cielo si ricoprirà nuovamente di nuvole grigie, cupe e nere. Quell’ospite poco gradito si chiama “acqua”, ma anche “fango”. Come agire in questi casi? Cosa fare? Come devono comportarsi i cittadini? Cosa devono fare le amministrazioni? Sono domande che rimbalzano continuamente come palline da flipper tra i cittadini alle amministrazioni locali. Forse quello che è stato fatto fino a questo momento non è bastato o non è stato sufficiente per arginare il pericolo. Forse bisognerebbe adeguarsi ai tempi che sono cambiati, mettersi al passo e rimodernare tutto affinché le città siano al passo con i cambiamenti climatici. Eppure sembra che di questi temi, alla politica, interessi poco o nulla. Se ne parla poco, anzi, non se ne parla proprio.

In Sicilia è cambiato il vento è cambiato, è vero, anche sul fronte politico: Renato Schifani è il nuovo Presidente della Regione, eletto dalla coalizione di Centrodestra. Schifani sembra avere in mente grandi opere e progetti per la Sicilia, come per esempio il Ponte sullo Stretto che “si farà perché ci sono tutti i presupposti. Sia due governi regionali contigui che lo vogliono, Sicilia e Calabria; lo vuole il governo nazionale. Matteo Salvini ne ha ribadito più volte l’esigenza ed è un vecchio cavallo di battaglia del presidente Berlusconi che stava provando a realizzarlo ma è stato bloccato da Corrado Passera del Governo Monti. Anche Giorgia Meloni mi risulta che sia convinta. Il progetto è cantierabile, e ricordo come l’appalto fosse già in corso. Poi è stato rescisso e c’è in corso un contenzioso” ha dichiarato a “L’Aria che Tira su La7. Ma i siciliani, in questo momento storico così delicato, con un’emergenza climatica che sta mettendo in ginocchio l’intero stivale, da Nord a Sud e una crisi energetica senza precedenti, di che cosa hanno veramente bisogno? Serve davvero il ponte sullo Stretto? Oppure sarebbero altre le priorità? Se proprio serve così tanto questo Ponte sullo Stretto, la Sicilia è pronta? La risposta è no.

Certamente per raggiungerlo serviranno anche strade moderne e una rete idrica e fognaria adeguata, altrimenti neppure sarà possibile attraversarlo. La Sicilia, al momento, non dispone certamente di strade moderne e neppure di una rete idrica e fognaria adeguata. Il rischio? Che i turisti, arrivati nella punta estrema dell’Isola, dovranno poi percorrere strade provinciali dissestate, in alcune parti impercorribili, se non addirittura inesistenti, per poi pentirsene e scappare via con le mani tra i capelli. E in caso di piogge intense? Che faranno? I turisti richieranno osserveranno le strade totalmente allagate, come fiumi in piena. Ma non potranno neppure valutare l’ipotesi di spostarsi a bordo di un treno da una punta all’altra dell’isola. Non potranno farlo neppure a bordo del “Frecciabianca”, celebrato come fosse un’innovazione assoluta della modernità siciliana ma che in realtà si è rivelato un vero e proprio fallimento, l’ennesimo. Motivo? Un treno che avrebbe dovuto rappresentare la veloce, ma che in realtà non lo era perché i binari erano antiquati. Un lungo ed estenuante viaggio di oltre tre ore, niente alta velocità. Fortunatamente il treno è stato soppresso a Trenitalia, per buona pace dei viaggiatori.

E’ cambiato davvero il vento? Si, è cambiato ma bisogna capire bene in che direzione sta soffiando. Tanti cittadini stanno facendo la conta dei danni nelle abitazioni e nelle attività commerciali a causa delle ultime calamità naturali che si sono abbattute in Sicilia. La natura non si muovo in funzione della politica, ma è la politica che deve muoversi in funzione dei cambiamenti climatici, per garantire sicurezza ai cittadini.

A proposito di Angelo Barraco

Angelo Barraco, classe 89, è un giornalista siciliano, precisamente di Marsala, in provincia di Trapani. Curioso, attento ai dettagli, negli anni ha collaborato per numerose testate giornalistiche territoriali, nazionali, internazionali, sia cartacee che web. Ha scritto di politica, attualità, economia, territorio, cronaca nera, recensioni letterarie e musica. Ha intervistato molti importanti esponenti della società contemporanea che hanno tracciato un solco indelebile nella cultura e nella storia moderna.

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