VINCENZO SAMMARTANO – Siamo a Mira, nel Veneto. Era il 10 giugno scorso. Ma il video sta girando solo in queste ore, ed è subito rimbalzato sui più importanti quotidiani nazionali. Il ministro della Pubblica Amministrazione sul palco, durante un comizio elettorale in vista delle elezioni amministrative risponde a ad un lavoratore che gli rivolge la parola, non trovandosi d’accordo con quello che Brunetta dice.
Durante i comizi può succedere che c’è chi contesta. “Disapprovo ciò che dici ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo”. Diceva Voltaire. Non la pensa allo stesso modo Renato Brunetta, esponente di punta del partito politico Forza Italia.
Capita che un cittadino cerca di replicare a Brunetta e che quest’ultimo cominci ad inveire sul cittadino. “Sei un dipendente? E perché c**o parli allora? Mettiti in proprio”. E poi ancora, contrastando il cittadino che invece voleva prendere la parola. “No, non parli. Il microfono ce l’ho io e comando io. Tu continua a fare il tappezziere, dipendente”.
La domanda sorge spontanea. Come può un politico di punta di un partito di governo, per di più ministro della repubblica italiana, rispondere ad un semplice cittadino, con tanta arroganza e classismo?
