VINCENZO SAMMARTANO – Era il dicembre del 2021. Si parlava di transizione energetica. Si parlava di mettere al bando i fossili. Anche con una buona dose di superficialità. Infatti, dopo qualche mese, l’invasione Russa in Ucraina ci ha riportato tutti con i piedi per terra. Anzi, di più. Si è scatenato il panico. E se la Russia chiude i rubinetti del gas? Ed il petrolio? Come facciamo senza. Alla faccia dei buoni propositi green di fine anno.
Quando si parla di energia e di transizione, da un lato c’è una parte emotiva che ripete: “abbandoniamo i fossili. Oggi. Non domani.”
Ma dall’altra parte c’è la consapevolezza basata sulla razionalità e sulla tecnologica che ci dice chiaramente che i fossili ci accompagneranno per altri decenni ancora. Tre. Forse quattro decenni. Con un impatto sempre minore a secondo di quanto saremo bravi a programmare la transizione energetica.

Senza emotività. Senza pregiudizi. Senza ideologie. Su questa base, il potenziale del Nucleare deve essere discusso in maniera seria. Ripeto. Senza emotività o ideologie.
Le rinnovabili daranno il loro importante contributo nella diminuzione di emissione di CO2, anche se difficilmente riusciranno a coprire il 100% del fabbisogno energetico italiano, considerando anche l’intermittenza che può avere un impianto eolico o solare. Con il primo che produce energia quando c’è vento mentre il secondo che produce energia quando c’è sole.
L’alternativa ai fossili su larga scala ancora non esiste. Esiste la possibilità di creare un mix energetico che sia sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e tecnologico. Se vogliamo diminuire le emissioni di CO2 non possiamo continuare a non considerare il nucleare come fonte energetica del futuro.
Ma dobbiamo mettere da parte la paura. Spesso infondata e alimentata da tuttologi che di fisica o di ingegneria sanno poco o nulla.
La mancata di conoscenza ci porta ad avere paura. Una paura a volte smisurata ed eccessiva. Un po’ come accadeva quando si era piccoli e si aveva paura di entrare in una stanza buia. Perché c’era l’uomo nero. Bene. L’uomo nero oggi non è il nucleare. L’uomo nero, oggi, si manifesta in tutta la sua potenza distruttiva nel riscaldamento climatico.
Dal giorno del referendum sul nucleare, la tecnologia ha fatta passi da gigante. La paura del nucleare è invece rimasta invariata negli anni. Tante nazioni stanno seriamente pensando ad investire nelle centrali nucleari di nuova generazione. In alcuni casi piccole. Modulari. Di semplice fabbricazione e costruzione.
Il nucleare in futuro sarà una importante fonte energetica in molti paesi ed aiuterà a ridurre le emissioni di CO2. L’Italia, pesantemente dipendente dall’estero per quanto riguarda il fabbisogno energetico, dovrà decidere su quale mix energetico puntare per il prossimo futuro.
Non è una scelta che si può ancora posticipare. Non possiamo continuare a essere quasi totalmente dipendenti dall’estero dal punto di vista energetico.
Non possiamo continuare a far vincere la paura. La politica ha il dovere di indicare la strada per un futuro a basso impatto ambientale e con una minore dipendenza dall’estero. Per l’Italia così come per quei paesi che fino ad oggi hanno dormito, le bombe sull’Ucraina sono come la sveglia la mattina. È l’ora delle scelte. Ed ogni scelta vive dei suoi pro e contro. Dei suoi rischi e delle sue opportunità.