
“Del pari l’epilessia che cominciò prima della pubertà, non è difficile che abbia fine; e quando la sensazione del prossimo accesso (aura epilettica) parte da un punto del corpo, è migliore se ha principio dalle mani o dai piedi, quindi se lo ha dai fianchi, e pessimo è quello che viene dal capo”. Veniva descritta così l’epilessia da Aulo Cornelio Celso, enciclopedista e medico romano che visse nell’impero di Augusto e di Tiberio. Il 10 febbraio si celebra la Giornata mondiale per l’Epilessia, una malattia neurologica che colpisce circa 65 milioni di persone nel mondo, di cui circa 500 mila soltanto in Italia. Ogni anno vengono diagnosticati 36 mila nuovi casi di cui 20-25 mila con crisi isolate e 12-18 mila con crisi sintomatiche acute. Sono 90 mila i bambini che fino ai 15 anni ne soffrono e che hanno difficoltà ad inserirsi in contesti sociali. L’Italia ha voluto mandare un segnale forte in questa giornata così importante, illuminando di viola, colore simbolo dell’epilessia, tantissimi monumenti del nostro paese come il Colosseo a Roma, la Reggia di Caserta, la Mole Antonelliana a Torino, il Maschio Angioino a Napoli. Le iniziative sono state organizzate dalla Lega Italiana Contro l’Epilessia (LICE) e da associazioni di pazienti che incontreranno le scuole nel corso di convegni ma anche incontri che si terranno all’interno di centri di cura e ambulatori. L’obiettivo è quello di fornire informazioni utili sulla malattia e sensibilizzare la popolazione su quel muro di pregiudizi che ancora viene alimentato dalla disinformazione.
Gli uomini, le donne e i bambini che convivono quotidianamente con l’Epilessia hanno costantemente paura di essere giudicati in modo errato dal mondo esterno perché il male con cui convivono, molto spesso non da nessun preavviso. Molto spesso nell’Epilessia non esiste alcun segnale, nessun campanello che precede una crisi, nessun allarme. Niente. Tutto arriva all’improvviso, inaspettatamente, senza che venga chiesto alcun permesso al proprietario di quel corpo che vive la propria quotidianità inconsapevole di un male che lo coglie impreparato e che cancella improvvisamente ogni forma di rumore assordante di quotidianità. Il rumore diventa improvvisamente un assordante silenzio e la luce si trasforma in blackout. La luce della coscienza e la coordinazione dei movimenti si interrompono, tutto si arresta, si ferma. Gambe, braccia, si muovono in modo disarticolati, senza una logica, per poi abbandonarsi ad un sonno breve che si interrompe in un torbido e confuso risveglio. Molto spesso lo spettatore inconsapevole non è in grado di conoscere i sintomi di questa malattia e si trova impreparato di fronte a tutto ciò. Chi soffre di Epilessia, invece, vive costantemente nel timore di esporre un problema così intimo e personale con cui convivere ogni giorno, temendo che non possa essere compreso o peggio ancora, che possa essere oggetto di pregiudizi, preferendo in molti casi il silenzio.
