DOTT.SSA ANTONELLA D’ANGELO – La dipendenza da sostanza, ha sempre più assunto, ultima-mente, un nuovo volto, non solo ne è modificato il tipo, le droghe sintetiche, per l’appunto, ma il loro numero è sempre in continua crescita. Nel 2019, infatti, sono state individuate 55 nuove sostanze psicoattive (Nps).

Dall’ultima relazione annuale sul fenomeno delle tossico-dipendenze, consegnata lo scorso 6 Dicembre, effettuata sui dati del 2018, emerge un dato estremamente allarmante, ossia, l’aumento del 12,8%, rispetto all’anno precedente del numero delle vittime: 334, quasi 1 al giorno, esattamente 1 ogni 26 ore. Si aggira a 660 mila il numero dei più giovani, che hanno fatto uso nell’ultimo anno, di cannabis in primis, seguita, poi, dalle pericolosissime Nps, il cui numero è giunto, oggi, a 730, rappresentando una emergenza internazionale.
L’inserimento di nuove molecole, è continuo e viene fatto allo scopo di eluderne i controlli nei vari Paesi, oltre che per rispondere alle esigenze degli assuntori. Il commercio attraverso internet fa si che possano giungere, a numerosissimi acquirenti, soprattutto, giovanissimi, mentre l’assenza dei dati del modo in cui vengono sintetizzate, rende difficile intervenire nel momento in cui si determina una intossicazione.
Nella mia esperienza come operatrice di Comunità presso la “Casa dei Giovani”, incontro sempre più giovani, gli anni di esordio dell’assunzione di sostanza sono, per lo più, quelli della adolescenza. L’uso è fatto inizialmente da un mix tra cannabis, cocaina, anche fumata (crack), e eroina. E’ tornata l’assunzione in vena, definita dagli stessi tossicodipendenti, l’assunzione degli sfigati. Ma tra tutte rimane sempre la cocaina ad essere la droga eletta.
Ascoltando le loro storie, emerge l’assoluta mancanza di conoscenza dei danni che un’assunzione, anche per una sola volta, di una nps può determinare. Dichiarano che all’inizio ciò che li ha spinti è stata la curiosità o le cattive amicizie, la voglia di provare. Giunti in una Comunità quelli motivati a voler davvero smettere, lavorando su se stessi, raggiungono quel livello di consapevolezza che li rende liberi, superando le loro fragilità. Altri, spesso con alle spalle svariati anni di dipendenza e di guai giudiziari, con maggiore difficoltà, riescono a cambiare il loro percorso di vita. Molti tornati ai luoghi in cui vivono, spesso i quartieri più degradati della loro città d’origine, non resistono e ricadono.
Il sostegno e il lavoro sulle famiglie è fondamentale; a loro tornano una volta fuori dalla Comunità. Di mogli, più spesso compagne e di madri ne ho incontrate e ascoltate tantissime; le prime (mogli/compagne) votate al sacrificio crescono, spesso, da sole i figli, perdonando, di volta in volta, i loro uomini, dal continuo entrare e uscire dal carcere o dalle varie strutture. Anche di madri ne ho viste e ascoltate, molte con coraggio sono arrivate a denunciare i propri figli, facendoli arrestare, nella speranza, così di poterli salvare, di esse porto dentro di me una frase che ho sentito loro spesso pronunciare: “Megghiuscrusciu di catini càchiddu di campani!”
Dott.ssa Antonella D’Angelo – antonelladangelopsi@gmail.com