Domenica 8 dicembre si è concluso il Blue Jazz Fest di Mazara del Vallo e da quanto abbiamo visto e sentito sembrano esserci tutte le premesse per poter parlare di “prima edizione” e non di un evento sporadico. Ma ripercorriamo per un momento questa breve e fortunata vicenda.
Lo scorso mese di settembre si incontrano a cena, tramite un’amicizia comune, i due protagonisti della nostra storia: il maestro Fabio Crescente e l’imprenditore Paolo Tedesco. Il primo ha l’idea di portare nella città marinara un festival Jazz. Il secondo, senza troppe esitazioni, rilancia e propone di utilizzare come location – gratuitamente ma con il giusto ritorno d’immagine – l’officina dell’azienda di famiglia. E il più è fatto.
Il risultato, in appena un mese e mezzo di tempo dall’avvio della macchina organizzativa, saranno tre serate costellate da artisti di altissimo livello, in un luogo assolutamente insolito (sebbene il connubio tra arte e industria sia già un’affermata realtà in alcune regioni del nord Italia e in Europa, n.d.r.) e con l’atmosfera dei grandi eventi metropolitani.
Se in più aggiungiamo che la manifestazione è stata fortemente voluta dal Sindaco e dall’Amministrazione comunale, che hanno creduto nel progetto e lo hanno patrocinato con tutti i mezzi a disposizione, ecco che vediamo proporsi ai nostri occhi il modello perfetto di sinergia tra arte, pubblico e privato – che, nelle giuste condizioni, riesce a dar vita ad eventi culturali di qualità, sostenibili e replicabili.
Il tutto, infine, condito da una notevole presenza di pubblico, partecipe ed entusiasta, che ne ha decretato, così, il pieno successo. Voto: dieci e lode.
E veniamo adesso alla musica, regina della manifestazione, e agli artisti che si sono esibiti nella serata conclusiva.

A salire per primi sul palco la cantante Simona Trentacoste, voce calda e brillante, e il maestro Francesco Guaiana, chitarrista di grande spessore. Un duo che oltre a sfoggiare un repertorio “classico”, da George Gershwin a Duke Ellington, ha saputo incantare la platea con interessanti arrangiamenti di brani famosissimi quali “September in the rain”, “You don’t know what love is”, “Unchained Melody” e “Imagine”, l’omaggio a John Lennon nell’anniversario della morte.
A rendere ancora più coinvolgente l’ascolto ci hanno pensato i light designer: uno spettacolo nello spettacolo. Trame di fasci di luce che per oltre due ore hanno sottolineato l’intensità della musica e i cambi-palco creando scenografie luminose ed avvolgenti.
Dalle atmosfere soul regalateci dalla voce della Trentacoste si è passati allo swing sfrenato di Luca Filastro, giovane e spregiudicato pianista di origine calabrese, con ormai una solida carriera internazionale alle spalle, dalla fortissima personalità sia musicale che scenica.
Con lui abbiamo ascoltato brani di Fats Waller e di altri autori del Songbook americano.

A unirsi a lui, in un duo d’eccezione, lo ‘special guest’ della serata, il violinista Mauro Carpi, esponente di primo piano del ‘Jazz made in Italy’ con all’attivo moltissime e prestigiose collaborazioni.
Poco dopo, si sono inseriti il giovane e talentuoso batterista Piero Alessi, Fabio Crescente al contrabbasso, la cantante Antonella Parnasso per l’esecuzione del brano “Ain’t misbehavin’”, e per il gran finale – nuovamente sul palco – Simona Trentacoste e Francesco Guaiana.
Non sono mancati applausi ‘a scena aperta’ per gli artisti e per tutto lo staff sia tecnico che organizzativo, che con grande cura e dedizione ha permesso la realizzazione di un festival che probabilmente è stato e sarà anche qualcosa di più, come si evince dalla nostra intervista a Fabio Crescente e Paolo Tedesco e che vi proponiamo.