martedì , 26 Settembre 2023

JOCHEN RINDT: QUEL MONDIALE DI CUI NON MI ACCORSI

La Formula 1 cosi come l’automobilismo in genere non si deve mai considerare uno sport appassionante e agonistico unicamente in funzione della monoposto o del prototipo che sfreccia più veloce degli altri e che per primo taglia il traguardo vincendo la corsa. Sarebbe riduttivo e banale se la finalità fosse solo la meta per cui si vince o si perde. Che direbbe un appassionato di calcio se riducessimo il senso di questo sport ad una palla tonda presa a calci nel tentativo rapido di farla entrare dentro una rete? Lo sport della Formula 1 offre molto di più e la passione deve essere fomentata e alimentata da dettagli, contorni e storie che fanno battere i cuori dei tifosi che devono fare tesoro di tutte quelle storie sottili, magnifiche, incredibili, spesso tragiche che scrivono la storia di questo sport. Questa rubrica racconterà tante di quelle storie meno conosciute ma pur sempre fascinose tenendo in altrettanta considerazione il contesto storico e il valore sociale del tempo in cui avvennero.

Jochen Rindt

Quando il nuovo anno apre ad una nuova decade si ha la sensazione d’essere giunti ad una nuova fase storica ma il più delle volte non è assolutamente cosi, si tratta semplicemente di un numero successivo al precedente.

Nel 1970 il nostro paese raccoglieva per strada macerie di anni di turbolenza studentesca che, a macchia d’olio in Europa, aveva creato una forte contrapposizione tra la borghesia cattolico-buonista baronale salda al potere e la gioventù idealista universitaria fin da troppo tempo costretta a vivere una sudditanza da parte di un potere troppo spesso incapace di comprendere le loro esigenze e il loro futuro tanto che nel 1970 l’incoscienza e la disperazione posero la prima pietra per la nascita di gruppi terroristici extra parlamentari a mano armata; il peggio si sarebbe visto negli anni successivi.

Alla radio passavano brani come “Mi ritorni in mente” di Lucio Battisti, “Svalutation” di Adriano Celentano cosi come “Primavera di Praga” di Francesco Guccini e “La pelle nera” di Nino Ferrer”; “Triangolo” di Renato Zero e molte altre. La squadra di calcio del Cagliari si aggiudica lo scudetto mentre il Brasile vince i mondiali in Messico.

Nel Regno Unito invece, una rivoluzione trovava la sua conclusione improvvisa; la band più famosa del mondo, i Beatles, si sciolsero definitivamente; una rivoluzione nella musica, nella moda e nel costume di una società che non sarà più la stessa. Negli Stati Uniti, come è spesso loro prassi, in quell’anno erano impegnati nel conflitto catastrofico e abominevole nel Vietnam iniziato nel 1955 e intensificato da attacchi sempre più feroci a causa dell’impiego di napalm che causava vittime tra i civili a centinaia; una carneficina storica che palesò una vergognosa perdita per un conflitto del tutto inutile.

Nello sport a quattro ruote, la Formula 1 vedeva il pilota austriaco Jochen Rindt prima guida della Lotus 72 lanciatissimo alla conquista del suo titolo mondiale. Il 1970 fu comunque un anno difficile per la Formula 1; la mortalità causata da incidenti era ancora molto alta e il pericolo era considerato quasi come una condizione triste ma obbligatoria per quel tipo di sport. I piloti Bruce McLaren e Piers Courage erano già deceduti a causa di incidenti dalle diverse cause e dinamiche ma ogni pilota di automobilismo non si sofferma mai a pensare; piuttosto, come fosse un esorcismo contro la paura, risale il prima possibile nella sua monoposto pronto a correre la prossima gara perché ‘se ci pensi e hai paura è meglio che lasci questo sport; se ci pensi e hai paura non è lo sport che fa per te’.

Pilota temerario dal carattere gentile e riservato, Rindt aveva vinto oltre la metà dei Gran Premi disputati in quell’anno. Pronto per gareggiare al quart’ultimo Gran Premio dell’anno a Monza in Italia, il pilota austriaco aveva le carte in tavola e molti punti per assicurarsi il mondiale. Al sabato del 5 Settembre, giorno riservato per le qualifiche relative alle posizioni in griglia della gara domenicale, Jochen era fiducioso e la sua Lotus 72 sembrava performante e affidabile. Proprio per queste ragioni ancora oggi, durante i suoi giri di qualifica, resta difficile da comprendere le cause della sua improvvisa perdita di controllo della monoposto e il suo schianto nel guard rail alla fine del rettilineo in prossimità della Parabolica ossia il curvone che immette nel rettilineo di arrivo. Jochen muore sul colpo sicuramente a causa di un improvviso guasto meccanico in un momento in cui nessuno poteva immaginarselo e quel che renderà ancora più assurda questa storia amara fu che nelle successive gare fino all’ultima, il secondo pilota belga in graduatoria Jacky Ickx, pur vincendo due delle tre gare rimaste, non riuscì ad acquisire un punteggio più alto del povero pilota austriaco. Jochen Rindt passerà alla storia come il pilota di Formula 1 (ad oggi l’unico) a vincere il mondiale postumo. Un mondiale di cui non ebbe modo di festeggiare, non ebbe modo di accorgersene. La Formula 1 appassiona perché ricchissima di storie belle e tragiche. Indimenticabili.

A proposito di Paolino Canzoneri

Paolino Canzoneri nato a Noto (SR) nel 1966 e residente a Palermo. Giornalista iscritto presso l’Albo dei Giornalisti di Sicilia. Da diversi anni collabora con diverse testate giornalistiche regionali e nazionali con commenti, analisi e riflessioni di attualità, politica, economia, sport e musica con un occhio puntato a Sud. Il suo giornalismo rispecchia un’enclave culturale indipendente e trasversale del pensiero critico ma moderato con introspezioni aventi lo scopo di stimolare per quanto possibile la percezione del presente cercando di offrire una visione cristallina e fedele della realtà.

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