La Meloni spegne 100 candelini. Una per ogni giorno di governo. Non è più la Meloni della campagna elettorale. È una Meloni più istituzionale che ha forse capito la differenza tra stare all’opposizione e stare al governo, con pochissime risorse a disposizione.

L’inizio ha visto la Meloni dover pagare qualcuna delle sue promesse: Pace fiscale, flat tax e taglio al reddito di cittadinanza. Manovre che vedono pendere più al ceto benestante e meno alla fascia di popolazione che sta pagando questa lunga lunghissima crisi tutta italiana.
Qualche marcia indietro dopo i richiami europei su alcune misure come quella sul Pos e sull’uso dei contanti. Ma alla fine la legge di Bilancio è stata approvato.
Qualche scontro diplomatico con la Francia sui migranti. Qui una nota per la Premier. Le idee si discutono in apposita sede e non sulle spalle di gente a bordo di una nave. Sarà anche una questione di stile, ma diventa di sostanza se ci sono esseri umani nel mezzo.
ll capitolo Pnrr, poi, è un altro terreno delicato. Si rischia di cadere dalla sella di un cavallo in corsa. Bisognerebbe vigilare di più su come questi soldi verranno spesi. Perché nell’epoca della transizione ecologica, energetica e digitale non è possibile deviare risorse importanti su progetti discutibili. Marsala e l’ippodrono di scacciaiazzo è un esempio.
Tra gli alleati le maggiori difficoltà. Diversi temi che ancora devono essere affrontati come le accise sulla benzina ed i prezzi dei carburanti lievitati nuovamente. Ma anche le fughe in avanti e le dichiarazioni del guardasigilli Carlo Nordio sulle intercettazioni.
A salvare la Meloni, Forza Italia molto debole e un’opposizione praticamente inesistente.
Ad oggi, l’unico che potrebbe creare dei problemi, è Matteo Salvini. Un uomo perennemente in campagna elettorale. E con l’estate alle porte, l’effetto del Mojito si potrebbe fare sentire nuovamente