martedì , 28 Novembre 2023

L’Italia è la Repubblica Democratica della non ripartenza post-Covid

L’estate 2022 si preannunciava sotto il segno della ripartenza, su tutti i settori. C’era grande attesa per la riapertura delle saracinesche abbassate dei negozi, la riattivazione degli impianti e l’inizio ufficiale di una stagione estiva che doveva garantire prosperità. Soprattutto dopo due anni di pause, stop e limitazioni causate dalla pandemia. Le buone intenzioni c’erano, almeno quelle. Poi cos’è successo? E’ successo che gli aeroporti sono andati in sciopero a causa della mancanza di personale. Manca il personale di terra e di bordo. Lo sciopero degli aeroporti, ovviamente, si ripercuote anche su tutto il territorio nazionale. In un periodo storico così difficile, soprattutto per l’economia e il turismo, in cui la ripartenza rappresentava l’unico spiraglio concreto per rialzarsi dopo due anni di pandemia in cui ne sono usciti distrutti, quest’anno, oltre al problema della mancanza di personale in aeroporto c’è anche quello della mancanza di lavoratori stagionali. Sono tanti gli imprenditori che hanno proposto ottime retribuzioni, contratti di buon livello e posizioni che forse, in passato, sarebbe stato impensabile vedere. Cifre di tutto rispetto. I sindacati forse diranno “finalmente!”. Le paghe sembrano dignitose, nessuno sembra essere messo nelle condizioni di svolgere lavori sottopagati. Gli imprenditori hanno fretta e voglia di ripartire ma soprattutto hanno voglia di ottimizzare i capitali. I lavoratori in tutto ciò? Tacciono, o meglio, rinunciano alle offerte avanzate dalle aziende. Molte, a causa della mancanza di personale, sono costrette a chiudere anticipatamente. Alcune attività, purtroppo, sono state costrette a chiudere le saracinesche. Gli imprenditori chiedono assunzione regolare ma in molti casi chi si presenta per lavorare chiede di poter lavorare in nero, part time o con il reddito di cittadinanza. Questo è un problema che non riguarda soltanto il Sud ma tutto lo stivale. C’è chi vorrebbe realmente lavorare. Molti invece preferiscono rimanere comodamente a casa, non rinunciando al reddito di cittadinanza che garantisce un’alternativa al guadagno faticoso di un qualsiasi lavoro. E mentre il paese continua a sfornare veri e propri collaudatori di poltrone posizionati di fronte al climatizzatore a 17° e refrigerarsi, le aziende rimangono senza dipendenti da poter assumere, talvolta anche a chiudere. Ci si chiede se non sarebbe opportuno trovare una soluzione a tutto ciò, trasformando potenziale forza lavoro, che attualmente viene alimentata passivamente sul divano,  in manodopera per il paese. Perché non dirottare i fondi del Reddito di cittadinanza alle aziende? Così facendo, le aziende potrebbero assumere nuovo personale da formare e inserire in organico. Un fondo che diventerebbe salario minimo per il lavoratore e che non comporterebbe alle aziende di dover sborsare cifre esose in termini di compenso. Ma ormai lo sappiamo bene ormai, questo è il paese del paradosso. Chissà, forse un giorno, quando qualcuno troverà  un’alternativa concreta per la gestione del Reddito Di Cittadinanza, forse qualcuno si prenderà la briga di scenderà in piazza, con un cartellone in mano con su scritto “ridateci il divano!”.  

A proposito di Angelo Barraco

Angelo Barraco, classe 89, è un giornalista siciliano, precisamente di Marsala, in provincia di Trapani. Curioso, attento ai dettagli, negli anni ha collaborato per numerose testate giornalistiche territoriali, nazionali, internazionali, sia cartacee che web. Ha scritto di politica, attualità, economia, territorio, cronaca nera, recensioni letterarie e musica. Ha intervistato molti importanti esponenti della società contemporanea che hanno tracciato un solco indelebile nella cultura e nella storia moderna.

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